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LA RIFLESSIONE NELL’ERA DELLA CRISI SALVATORE NATOLI: Alessandro Paolucci – Brano: “Centro di Gravità Permanente” – Franco Battiato

Sarà il filosofo, Salvatore Natoli, il prossimo ospite dell’Associazione culturale Per Perugia e Oltre, per il ciclo di incontri che tanto lustro sta portando alla città di Perugia. Propugnatore di un neopaganesimo, ovvero di un’etica in grado di fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti dell’uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione con la tradizione cristiana, Natoli è anche noto per le sue analisi sul tema del dolore. Tanto che un’intera parte delle sue numerose opere va ad analizzare una vera e propria filosofia del dolore, inteso come parte essenziale della vita. Secondo il filosofo il dolore in realtà fa parte della vita ma non la nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce non la pietà dell’altro, ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Natoli sarà a Perugia il 22 maggio prossimo per un incontro aperto presso l’Aula Magna dell’Università per Stranieri sul tema “CHE MONDO SAREMO? Le nuove forme della civiltà”. PM, in vista di questo importante appuntamento, lo ha intervistato.

In un mondo dominato da velocità e superficialità, c’è ancora spazio per la riflessione filosofica? La velocità non è sinonimo di superficialità. Quando nella società si verificano processi di accelerazione, quello che occorre fare è potenziare l’attenzione: alla velocità si risponde con la continuità dell’attenzione. La filosofia comporta meditazione, quindi lentezza, e quindi è necessario stare a distanza, non per sottrarsi, ma per non farsi travolgere dal processo in corso, poterne effettuare una alta analisi, e quindi gestirlo.

In quella che sembra essere la civiltà dell’indifferenza e del calcolo economico, da dove può partire una riflessione sul dolore? La società è provata dalla crisi, e il dolore è presente come ansia, stress, elementi di paura che spesso si tende a non vedere. Anche qui la riflessione ha un ruolo centrale: analizzare, comprendere a fondo le cause del grande disagio.

L’Unione Europea sta attraversando anni di vicissitudini che mettono a dura prova la bontà del progetto. L’Europa è in grado di garantire un minimo di felicità, sia ai suoi cittadini, sia a chi cerca aiuto e rifugio? L’Europa purtroppo è indietro, e tecnicamente non esiste, si tratta solo di stati e governi che hanno dato per scontate alcune cose non così scontate: si è creduto che certi automatismi economici potessero accelerare la fusione che doveva condurre agli Stati Uniti d’Europa, ma non ha funzionato. Ora occorre più politica per rimediare ai danni dell’economia, ma comunque il processo è irreversibile. L’Europa o diventa Europa, o sparisce.

La mia è una generazione che vive su internet. Questo sconfinamento nel virtuale crea inevitabilmente solitudine, o possiamo parlare di nuovi tipi di relazioni che non sappiamo ancora bene interpretare? Direi la seconda. Internet è una di quelle grandi scoperte che cambiano tutto per sempre, e come è già accaduto, per esempio con il nucleare, bisogna saperla guidare. Ogni tecnologia ha un potenziale distruttivo e uno costruttivo, e così internet può condurre al solipsismo, alla solitudine, ma anche aprire nuovi orizzonti per tutti. Occorre uno sforzo di riflessione critica, rompere i luoghi comuni, e questo è ancora una volta compito della filosofia: far riflettere seminando sospetti.

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