L’associazione culturale

perperugia e oltre

organizza

venerdì 29 giugno 2018 alle ore 17:00

presso la Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria

un incontro pubblico sul tema

LA VITA DELLE OPERE D’ARTE NEI MUSEI

TRA SALE ESPOSITIVE E DEPOSITI

con

Simone ManciniMarco Pierini

SCHEMA DI PROGRAMMA:

—————————————————————-

Simone Mancini: The National Gallery of Ireland

La storia: La National Gallery of Ireland viene fondata nel 1854, con decreto del parlamento; nasce e si sviluppa come pubblica istituzione. La sue collezione si consolida negli anni grazie ad importanti donazioni da parte di collezionisti privati ed accurate acquisizioni con fondi pubblici .

L’archiettura: Una struttura architettonica di avanguardia per l’epoca; l’ organizzazione del percorso espositivo originale e le varie fasi di espansione dell’edificio e della collezione.

 Alla ricerca del museo ideale: Standards Internazionali di conservazione e di esibizione: Necessita’ ed obiettivi che hanno richiesto e guidato il piu recente adeguamento strutturale e tecnologico dell’edificio storico.

 La Collezione: Scelte strategiche e sfide logitiche che hanno ispirato e guidato la cura delle opere e la organizzazione del programma espositivo durante il Master Development Plan (2012-2017)

 Ispirare la nazione: La collezione, l’architettura ed il nuovo percorso espositivo.

Marco Pierini: Galleria Nazionale dell’Umbria

I depositi di un museo sono luoghi che nell’immaginario collettivo prendono spesso la forma di polverosi magazzini pieni di opere meravigliose, più o meno colpevolmente sottratte alla vista del pubblico.

La realtà è, per fortuna, ben diversa. Non soltanto la polvere è assente nei depositi – o almeno dovrebbe esserlo! – ma le opere che vi si conservano hanno ruoli e funzioni differenti nella dinamica del museo.

Alcune, come le riserve delle squadre di calcio, siedono in panchina, pronte a entrare in campo in sostituzione di altre temporaneamente in prestito o in restauro, altre ancora aspettano la visita di studiosi e conoscitori che possano studiarle e meglio valorizzarle, altre infine – pur pregevoli, talvolta bellissime – portano su di sé troppe offese del tempo perché possano essere esposte al pubblico e debbono accontentarsi di qualche amicale visita degli addetti ai lavori, pronti a intenerirsi gozzanianamente di fronte a alla sfiorita bellezza che fu.

Vi si trovano infine brutti anatroccoli destinati a rimaner tali, ma anche nei loro confronti il deposito si mostra accogliente e materno, offrendo un posticino nelle rastrelliere anche a chi non ha quarti di nobiltà o raffinati lineamenti da esibire.