abruzzoRiceviamo da un amico che vive in Venezuela la riflessione di un giovane giornalista siciliano sugli aiuti per l’Abruzzo. Ci è parsa una posizione “fuori dagli schemi” e come tale degna di essere conosciuta.

….Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina
di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi
slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia.
Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la
beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo
di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro.
Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi
di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi
coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non
do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci
sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la
protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni
volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si
rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia
del nostro Paese. E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di
tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli
edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi…