Volentieri ospitiamo nel nostro blog l’articolo di Marco Mandarini, nostro amico e associato, già pubblicato sul sito www.solitaly.org/SOL/.

In questo periodo, in tutta la stampa nazionale ed internazionale, sono presenti articoli, saggi, con i quali, politici, economisti, sociologi cercano di spiegare la grave situazione che stiamo vivendo. Le risposte date dagli addetti ai lavori hanno però un deficit culturale di fondo: non sono organiche e strutturali, ma parziali e frammentate. In buona sostanza, non sembrano soddisfare le domande complesse, che vengono dal profondo della società. Ritengo infatti che i  problemi che hanno investito il pianeta, sono ancor prima che economico-finanziari, di natura morale e spirituale.  Il punto è che le certezze che la cultura ufficiale ci ha tramandato nel corso dei secoli fino ad oggi sulla natura della realtà non corrispondono a verità, quindi non funzionano. Qual è il significato della crisi collettiva che sta colpendo tutti i settori della nostra vita, dove stiamo andando? Ritengo che non si può parlare seriamente di questi argomenti senza fare  i conti con gli sviluppi della scienza  degli ultimi 50/60 anni. Mi riferisco soprattutto alla matematica frattale, alla fisica quantistica, alla biologia evolutiva, alle neuroscienze, i cambiamenti che queste discipline favoriscono,  stanno accompagnando l’umanità verso nuovi orizzonti. Quello che appare sempre più chiaro è che la vita che abbiamo scelto di condurre, non è coerente con chi siamo veramente. Mi rendo perfettamente conto che il ragionamento che andrò a fare esce dai schemi a cui siamo abituati, ma credo sia giunto il momento di cominciare a vedere le cose da una prospettiva diversa. Ciò che non funziona più, è la visione meccanicistica e materialistica che domina da secoli la nostra cultura, la globalizzazione  rappresenta la massima espressione di questa idea, ma anche il più alto punto di crisi. Viviamo questa grande contraddizione, nel corso dei secoli,  c’è stato un enorme  progresso tecnologico, ma non c’è stata crescita dal punto di vista spirituale. La cultura di mercato che ci domina, ha deviato l’uomo da quelli che sono i suoi  veri interessi: salute, amore, benessere psico-fisico, difesa dell’ambiente, alimentando bisogni inutili e dannosi. Questa visione artificiale della vita ha allontanato le persone da se stesse, creando una specie di ipnosi collettiva. Le cose stanno cambiando, c’è un risveglio delle persone, i vecchi schemi sono saltati, c’è una coscienza nuova che cresce di giorno in giorno, nei giovani, donne e uomini, dotati di onestà intellettuale che vogliono una giustizia vera, libertà e prosperità per tutti. I cittadini sono sempre meno interessati al pil, allo sviluppo quantitativo e sempre più cercano di dare un senso di autenticità alla loro vita.
Ma ora entriamo nel merito delle questioni vediamo:
a) i quattro punti(schematicamente) su cui si basa il  paradigma scientifico tradizionale
b)  come  questo ha plasmato il senso comune della gente
c) come la nuova visione metta in discussione il tutto.
1) La vecchia concezione, dice che il mondo fisico che vediamo è tutto ciò che esiste, ogni cosa vivente è solo materia, una combinazione di materiali ordinari, di elementi chimici, la coscienza è solo un epifenomeno della realtà fisica. Un secolo fa Planck ed Einstein dimostrarono  che ogni cosa nell’universo è fatta di energia e che di conseguenza il campo energetico è l’unica realtà. Gesù Cristo duemila anni fa, aveva parlato di spirito, ed è incredibile il fatto che il campi modellanti che plasmano la materia di cui parlano i fisici hanno le stesse caratteristiche delle forme invisibili e immateriali  di cui parlano le religioni. Nell’universo quantistico dove tutto è collegato, l’amore è la colla che tiene unite tutte le cose. Nonostante questi insegnamenti,  la maggior parte degli uomini, vive con i vecchi schemi. Se tutto è materia, si ha sempre timore di non possedere abbastanza cose ed oggetti e si ha paura che qualcuno possa portarceli via, quindi sono l’egoismo e l’avidità  le molle fondamentali.  Certo  i corpi fisici sembrano separati, semplicemente perché noi osserviamo solo la luce elettromagnetica, che interagisce esclusivamente con la materia ordinaria solo il 3% di tutta la massa esistente. Lo strumento occhio umano (la retina) è sensibile e solo ad una banda ristretta che chiamiamo luce visibile e che rappresenta uno spiraglio infinitesimo di tutte le frequenze possibili. Se osservassimo il mondo con  i raggi x, infrarossi o ultravioletti ecc.. vedremmo altre realtà, nelle quali i campi energetici delle persone sono collegati. A quel punto la regola aurea avrebbe un senso ben chiaro: se tutto è uno, e in realtà non siamo separati, io non farò del male ad un altro, perché l’altro sono io. Ci dovremmo preoccupare del prossimo, non per buonismo, non solo perché moralmente giusto, ma anche perchè utile e conveniente a noi stessi, dal momento che siamo fatti tutti della stessa energia.
2) La vecchia concezione dice che la natura favorirebbe la sopravvivenza del più forte (Darwin) e la legge naturale è quella della giungla, naturalmente questa impostazione era funzionale all’Inghilterra  del XIX secolo, in piena espansione coloniale. La cultura che respiriamo è ancora dentro questa logica, infatti la crisi nel pianeta, dipende dalle multinazionali,  dalle banche, dai potentati economici che hanno messo in pratica questa teoria. C’è molta ipocrisia nei politici, quando si parla di etica e bene comune, in realtà quello che prevale nei governi sono gli interessi di pochi. Anche queste idee sono superate, la biologia evolutiva dice che la natura segue la massima efficienza e questa si ottiene con la collaborazione delle varie specie. La cooperazione è la molla dell’evoluzione, non la competizione. Il cambiamento ha luogo nel contesto di un ambiente e non separatamente da questo, il vero principio evolutivo, è dettato da quegli organismi che meglio si adattano al contesto,  contribuendo a sostenere l’armonia globale del sistema. Due miliardi di anni fa, i batteri hanno smesso di farsi la guerra, e hanno sviluppato organismi più complessi. Nel nostro organismo ci sono 50 trilioni di cellule che cooperano all’unisono perche il nostro corpo sia in buona salute, nessuna cellula lotta per essere la regina ma coopera con le compagne; immaginiamo che i sette miliardi di individui, siano le cellule del pianeta. Gli umani si combattono dall’inizio della storia, invece di capire che dovrebbero collaborare perché sono una famiglia, una specie, una razza, unita dal comune codice genetico. Il pianeta  andrà verso la  cancrena se non rimetteremo al centro rapidamente gli interessi generali delle comunità,  rispetto agli individualismi.

3) La vecchia concezione dice che l’evoluzione è casuale, la vita è un fatto puramente fortuito nata da una serie di cause e concause scaturite dal caso. Questa visione ha inciso profondamente nel senso comune della gente, perché tutto ciò ha alimentato cinismo, relativismo culturale e un pessimismo di fondo sulla vita. Esiste un’altra strada che è spiegata dalla matematica frattale, l’energia segue la massima efficienza nel campo biologico, questo è il principio antropico.  L’evoluzione ha una direzione che è quella dello sviluppo della consapevolezza. Dalla cosmologia, alla geologia, dalla paleontologia, all’Antropologia, confortata dai dati in possesso della ricerca microbiologica, ci sono conferme sull’attendibilità di un processo cosmico, che ha portato allo sviluppo di un fenomeno apparentemente unico: a partire dalla comparsa della vita biologica sulla superficie della terra c’è stata una lunghissima evoluzione durata miliardi di anni, che ha portato l’universo organico a configurarsi fino ad assumere il corpo del suo stesso osservatore. L’energia dopo il big-bang si è strutturata in modo sempre più complesso, gli uomini non sono che l’espressione più alta di questa organizzazione evolutiva è la crisalide proveniente dalla sua matrice.

4) La vecchia concezione dice che noi siamo vittime della nostra eredità biologica, se in famiglia c’è stata qualche patologia grave, è probabile che capiti anche a noi., quindi noi saremmo impotenti rispetto ai nostri geni. Ma anche questo assioma è sbagliato, le nostre malattie non sono genetiche, ma dipendono dall’inquinamento elettromagnetico ed acustico, dalla vita competitiva e stressante che conduciamo, dalle nostre convinzioni e credenze. La mente è più forte dei geni, le nostre emozioni possono modificare il nostro dna. Il corpo umano non è un mero apparato meccanico, ma comprende il ruolo della mente e dello spirito. Troppo spesso l’uomo moderno si lascia ingabbiare da una serie di convinzioni limitanti che lo ancorano a identificarsi con un corpo, ma noi non siamo il nostro corpo e non dobbiamo lasciarci ingannare dai nostri geni.  La scienza dell’epigenetica riconosce che è l’ambiente,  non il dna racchiuso nel nucleo a determinare le azioni delle cellule. Questo prova che non siamo degli automi genetici, vittimizzati dalle eredità biologiche dei nostri antenati, siamo invece i co-creatori della nostra vita e della nostra biologia. Ognuno di noi deve essere protagonista e consapevole della propria natura spirituale e divina, in modo da non essere passivo rispetto alle scelte che pochi operano nel loro esclusivo interesse; i “poteri forti” del pianeta stanno cercando di asservire, omologare, l’immaginazione e la creatività di noi tutti.

Riassumendo la visione che emerge dalla critica dei quattro punti ci dice che l’universo non è un meccanismo, ma un organismo vivo, ed ha una coscienza che pervade il tutto. Ad un livello più profondo siamo tutti interconnessi,  la nostra natura più profonda non è circoscrivibile al corpo, il nostro fisico è solamente la manifestazione del campo energetico, non siamo separati gli uni dagli altri. E’ il corpo eterico la matrice olografica che fa crescere, modella e sviluppa il nostro corpo fisico, l’ignoranza dell’uomo sulla propria natura è alla radice della  sua alienazione. Le scienze di frontiera sono l’ossatura della nuova visione, stanno studiando come i campi di energia guidano fenomeni di crescita e  dimostrano che non è possibile spiegare la vita all’interno dei vigenti modelli di pensiero deterministici e materialisti. E’ un approccio non dedicato a pochi addetti, ma al servizio dell’umanità, in grado di migliorare la qualità della vita di tutti. Dobbiamo risvegliarci dall’oblio e cambiare le nostre credenze, siamo stati convinti dalle èlites che detengono il potere che questa è l’unica realtà possibile, per cui dovremmo assistere passivamente alle ingiustizie, violenze, devastazioni. Basta.  E’ possibile cambiare, dipende solo da noi, ma è chiaro che da questa crisi non si esce con i vecchi schemi e ideologie, con le alchimie politiche. Occorre un vero cambiamento, basato su una nuova consapevolezza che metta al centro l’uomo con i suoi bisogni il suo desiderio di evolvere, la sua  volontà di raggiungere la felicità. La politica che è l’arte più nobile deve rinnovarsi profondamente e ritrovare la sua naturale visione nel perseguire il bene comune. Questo concetto alto della politica come servizio farebbe evolvere in avanti tutta la situazione, non ci sarebbe più la spasmodica ricerca del potere, ma  ci si impegnerebbe esclusivamente  per la gioia che si prova  nel fare il bene alla comunità. L’utopia è possibile, se abbiamo il coraggio di riconoscere la verità e cioè che siamo tutti responsabili di questo vecchio mondo, possiamo vivere e organizzarci in modo nuovo, realizzare i sogni, soddisfare i nostri bisogni, accrescere la qualità della nostra vita.

Marco Mandarini